Autorizzazione courtesy Direzione Museo di Scultura e Architettura Ligure Sant'Agostino, Piazza di Sarzano, 21, 16128 Genova, Italia.
Si ringrazia della cortese liberalità a poter offrire in questa sede documentazione su uno dei Musei indubbiamente più interessanti di Genova. Colmo di opere di indubbio alto valore ed interesse storico-artistico.
Si ringrazia della cortese liberalità a poter offrire in questa sede documentazione su uno dei Musei indubbiamente più interessanti di Genova. Colmo di opere di indubbio alto valore ed interesse storico-artistico.
Museo di Scultura e Architettura Ligure Sant'Agostino. Capitello. Foto di GP.
Museo di Scultura e Architettura Ligure Sant'Agostino. Vestibolo - ingresso. Foto di GP.
Museo di Scultura e Architettura Ligure Sant'Agostino. Capitello. Foto di GP.
Museo di Scultura e Architettura Ligure Sant'Agostino. Capitello. Foto di GP.
"II / III secolo d.C. e XVI / XVII secolo.
Busto muliebre formato da torso del secolo XVI/XVII e da testa del II/III secolo d.C. classicheggiante. (marmo)
Busto muliebre formato da torso del secolo XVI/XVII e da testa del II/III secolo d.C. classicheggiante. (marmo)
Si è avanzata l'ipotesi che questo busto sia da annoverare tra le opere antiche portate a Genova da Roma durante il Cinquecento: ipotesi che sembra da restringere alla sola testa dato che il torso si ritiene eseguito tra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII secolo.
E' un'opera emblematica perchè rispecchia le preferenze della classe dominante, indirizzate dalle novità fatte conoscere in campo artistico da Andrea Doria, verso sculture che rispondevano ad esigenze decorative e testimoniavano, al tempo stesso, la "cultura del padrone di casa".
La necessità di vedere l'opera antica completa, attestata dall'inserimento di questa testa in un busto cinque/seicentesco, è vista in maniera nuova, più critica come sta a dimostrare l'attacco non combaciante dei due frammenti: tuttavia il 'pezzo' antico assume "nuovi significati e una irripetibile funzione" nell'adornare palazzi e giardini.
E' un'opera emblematica perchè rispecchia le preferenze della classe dominante, indirizzate dalle novità fatte conoscere in campo artistico da Andrea Doria, verso sculture che rispondevano ad esigenze decorative e testimoniavano, al tempo stesso, la "cultura del padrone di casa".
La necessità di vedere l'opera antica completa, attestata dall'inserimento di questa testa in un busto cinque/seicentesco, è vista in maniera nuova, più critica come sta a dimostrare l'attacco non combaciante dei due frammenti: tuttavia il 'pezzo' antico assume "nuovi significati e una irripetibile funzione" nell'adornare palazzi e giardini.
Proviene dal ninfeo di Villa Imperiale di Terralba a Genova.
N. Inv.: M.S.A. 3606". [Da scheda catalografica museale]
Museo di Scultura e Architettura Ligure Sant'Agostino. Busto muliebre (part.) - Foto di GP.
Museo di Scultura e Architettura Ligure Sant'Agostino. Lastra di sarcofago con "thiasos" bacchico (marmo) - Foto di GP.
"II - III secolo d.C.
Lastra di sarcofago con "thiasos" bacchico (marmo).
E' forse da ritenere "copia" romana tratta da un esemplare del periodo alessandrino per la preziosità del modellato e per la fluidità aggraziata dei panneggi che si indovinano anche sotto la resa più grossolana.
Questo sarcofago rientra nella serie dei sarcofaghi (Lamba Doria in San Matteo, il medico Incisa e i coniugi Vivaldi in Santa Maria delle Vigne), utilizzati come sepoltura di uomini illustri con l'intento di esaltare il defunto e di tramandare la sua gloria ai posteri. Si tratta di un recupero dell'antichità "in funzione celebrativa" compiuto però in maniera parziale dato che non si è cercato di creare un insieme organico, sia da un punto di vista stilistico sia da un punto di vista iconografico, tra il reperto classico e la parte medioevale del monumento.
Questo sarcofago rientra nella serie dei sarcofaghi (Lamba Doria in San Matteo, il medico Incisa e i coniugi Vivaldi in Santa Maria delle Vigne), utilizzati come sepoltura di uomini illustri con l'intento di esaltare il defunto e di tramandare la sua gloria ai posteri. Si tratta di un recupero dell'antichità "in funzione celebrativa" compiuto però in maniera parziale dato che non si è cercato di creare un insieme organico, sia da un punto di vista stilistico sia da un punto di vista iconografico, tra il reperto classico e la parte medioevale del monumento.
Acquistata dal Comune di Genova nel 1867 dagli eredi del march. G.B. Spinola. In origine era stata usufruita come sepolcro di Francesco Spinola, morto nel 1442, ed era collocata nella chiesa di San Domenico di Genova. Il sarcofago era stato inviato in dono alla famiglia Spinola dalla città di Gaeta appositamente per ornare la tomba di Francesco Spinola. Nel 1638 fu chiesto dalla famiglia Spinola "ai PP. Domenicani il possesso (del sarcofago) con certe convenzioni" e fu sistemato nel palazzo di via buccoli; poco prima del 1846 fu trasferito in via Giulia dove rimase fino al 1863.
(n. inv.: M.S.A. 191)"
[Da scheda catalografica museale]
(n. inv.: M.S.A. 191)"
[Da scheda catalografica museale]
Museo di Scultura e Architettura Ligure Sant'Agostino. Lastra di sarcofago con "thiasos" bacchico (marmo) - Foto di GP.
Museo di Scultura e Architettura Ligure Sant'Agostino. Lastra di sarcofago con "thiasos" bacchico (marmo) - Foto di GP.
Museo di Scultura e Architettura Ligure Sant'Agostino. Lastra di sarcofago con "thiasos" bacchico (marmo) - Foto di GP.
Museo di Scultura e Architettura Ligure Sant'Agostino. Lastra di sarcofago con "thiasos" bacchico (marmo) - Foto di GP.
Museo di Scultura e Architettura Ligure Sant'Agostino. Lastra di sarcofago con "thiasos" bacchico (marmo) - Foto di GP.
Museo di Scultura e Architettura Ligure Sant'Agostino. Lastra di sarcofago con "thiasos" bacchico (marmo) - Foto di GP.
Museo di Scultura e Architettura Ligure Sant'Agostino. Lastra di sarcofago con "thiasos" bacchico (marmo) - Foto di GP.
Museo di Scultura e Architettura Ligure Sant'Agostino. Lastra di sarcofago con "thiasos" bacchico (marmo) - Foto di GP.
_________________
NOTE
NOTE
(a cura di Losfeld)
"Sul reimpiego dei marmi antichi a Genova.
I "pezzi" classici esposti sono documenti - ancora oggi ne vediamo in diverse costruzioni monumentali della città - dell'aspirazione della classe dirigente ad accrescere il prestigio della repubblica nel medioevo e nei secoli successivi, facendo ricorso alla classicità.
Nel medioevo il reimpiego dei marmi classici si limita a frammenti architettonici - soprattutto capitelli e cornici - come è dato vedere nei più importanti edifici ecclesiastici: in Santa Maria di Castello principalmente, in San Lorenzo, in San Damiano e in San Donato dove, specie nei portali, il "pezzo" classico viene rielaborato in modo da proporre un rapporto nuovo e dinamico tra elemento antico e decorazione medioevale e non per proclamare l'autorità della civiltà classica, come avviene a Pisa e a Lucca.
Da metà del XIII secolo in avanti affluiscono a Genova, da fuori, sarcofaghi antichi che servono come esemplari di uomin illustri: un recupero parziale, poiché non vi è rapporto tra l'iconografia dei sarcofaghi utilizzati e le imprese del personaggio sepolto, e celebrativo secondo il gusto della società genovese di tipo privatistico e di "élite", come attestano, per portare degli esempi, l'urna delle stagioni nella chiesa di San Matteo, dove fu sepolto Lamba Doria morto il 13 ottobre 1323, sistemato però dopo il 1378; il sarcofago con il mito di Alcesti nella chiesa delle Vigne, che servì da sepolcro nella prima metà del XIV secolo al noto medico Incisa e in seguito, sembra, ai coniugi Bonifacio e Verdina Vivaldi, collocato, con il rilievo nascosto, nell'ubicazione attuale tra il XVI e il XVII secolo; il sarcofago con il thiasos bacchico proveniente da Gaeta, che fu incluso, dopo il 1442, nel monumento funebre di Francesco Spinola in San Domenico.
Negli ultimi decenni del XVI secolo giungono a Genova statue, busti, teste che vengono sistemate nelle ville e nei palazzi che la nobiltà andava costruendo: testimonianze di adeguamento ad una moda piuttosto che testimonianza di interesse culturale o collezionistico.
Tuttavia nel '500 l'inserimento di statue e busti nelle costruzioni e nei giardini rispecchia il gusto manieristico per l'integrazione dell'antico con il moderno, nel '600 l'interesse diventa contenutistico tramite l'inserimento delle statue, arricchite di attributi allegorici, in un contesto moralistico - simbolico: un esempio si ha nella galleria degli specchi di Palazzo Durazzo poi Reale).
Un valore di simbolo, oltre che di "esaltazione delle virtù civili e patriottiche del committente", assume anche la galleria dei busti (solo la testa di Settimio Severo è antica) di Palazzo Balbi Senarega in via Balbi 4.
Si comprende come, attraverso i secoli, il reperto classico abbia esercitato un fascino irresistibile: è servito, di volta in volta, per attestare il potere e la ricchezza della città e della classe dominante, per celebrare le imprese di singoli personaggi, per assurgere, infine, a "valore di simbolo".
I frammenti classici sono utilizzati, oltre che negli edifici religiosi, anche negli edifici civili: nelle logge quasi attestato di nobiltà per la classe aristocratica da poco giunta al potere. Una variazione si ha nelle porte urbiche (Porta Soprana e Porta dei Vacca) nelle quali, per mettere in risalto il prestigio conquistato dalla città, si trovano impiegati capitelli medioevali neo antichi che "denunciano un "gusto" attento ai valori della romanità", indice della particolare e personale rivisitazione dell'antico avvenuta a Genova nel medioevo".
[Testi da pannelli espositivi museali]
"Sul reimpiego dei marmi antichi a Genova.
I "pezzi" classici esposti sono documenti - ancora oggi ne vediamo in diverse costruzioni monumentali della città - dell'aspirazione della classe dirigente ad accrescere il prestigio della repubblica nel medioevo e nei secoli successivi, facendo ricorso alla classicità.
Nel medioevo il reimpiego dei marmi classici si limita a frammenti architettonici - soprattutto capitelli e cornici - come è dato vedere nei più importanti edifici ecclesiastici: in Santa Maria di Castello principalmente, in San Lorenzo, in San Damiano e in San Donato dove, specie nei portali, il "pezzo" classico viene rielaborato in modo da proporre un rapporto nuovo e dinamico tra elemento antico e decorazione medioevale e non per proclamare l'autorità della civiltà classica, come avviene a Pisa e a Lucca.
Da metà del XIII secolo in avanti affluiscono a Genova, da fuori, sarcofaghi antichi che servono come esemplari di uomin illustri: un recupero parziale, poiché non vi è rapporto tra l'iconografia dei sarcofaghi utilizzati e le imprese del personaggio sepolto, e celebrativo secondo il gusto della società genovese di tipo privatistico e di "élite", come attestano, per portare degli esempi, l'urna delle stagioni nella chiesa di San Matteo, dove fu sepolto Lamba Doria morto il 13 ottobre 1323, sistemato però dopo il 1378; il sarcofago con il mito di Alcesti nella chiesa delle Vigne, che servì da sepolcro nella prima metà del XIV secolo al noto medico Incisa e in seguito, sembra, ai coniugi Bonifacio e Verdina Vivaldi, collocato, con il rilievo nascosto, nell'ubicazione attuale tra il XVI e il XVII secolo; il sarcofago con il thiasos bacchico proveniente da Gaeta, che fu incluso, dopo il 1442, nel monumento funebre di Francesco Spinola in San Domenico.
Negli ultimi decenni del XVI secolo giungono a Genova statue, busti, teste che vengono sistemate nelle ville e nei palazzi che la nobiltà andava costruendo: testimonianze di adeguamento ad una moda piuttosto che testimonianza di interesse culturale o collezionistico.
Tuttavia nel '500 l'inserimento di statue e busti nelle costruzioni e nei giardini rispecchia il gusto manieristico per l'integrazione dell'antico con il moderno, nel '600 l'interesse diventa contenutistico tramite l'inserimento delle statue, arricchite di attributi allegorici, in un contesto moralistico - simbolico: un esempio si ha nella galleria degli specchi di Palazzo Durazzo poi Reale).
Un valore di simbolo, oltre che di "esaltazione delle virtù civili e patriottiche del committente", assume anche la galleria dei busti (solo la testa di Settimio Severo è antica) di Palazzo Balbi Senarega in via Balbi 4.
Si comprende come, attraverso i secoli, il reperto classico abbia esercitato un fascino irresistibile: è servito, di volta in volta, per attestare il potere e la ricchezza della città e della classe dominante, per celebrare le imprese di singoli personaggi, per assurgere, infine, a "valore di simbolo".
I frammenti classici sono utilizzati, oltre che negli edifici religiosi, anche negli edifici civili: nelle logge quasi attestato di nobiltà per la classe aristocratica da poco giunta al potere. Una variazione si ha nelle porte urbiche (Porta Soprana e Porta dei Vacca) nelle quali, per mettere in risalto il prestigio conquistato dalla città, si trovano impiegati capitelli medioevali neo antichi che "denunciano un "gusto" attento ai valori della romanità", indice della particolare e personale rivisitazione dell'antico avvenuta a Genova nel medioevo".
[Testi da pannelli espositivi museali]
1. Genova, Santa Maria di Castello: portale (architrave).
2. Genova, Porta di Sant'Andrea (o Soprana): particolare della parte esterna a destra.
3. Genova, Porta di Santa Fede (o dei Vacca): particolare della parte esterna a destra.
4. Genova, San Matteo: sarcofago di Lamba Doria.
5. Genova, Santa Maria delle Vigne: sarcofago del medico Incisa.
6. Genova. Palazzo Durazzo (già Reale), via Balbi 10: sala degli specchi.
7. Genova. Palazzo Balbi Senarega, via Balbi 4: galleria.
8. Genova, Santa Maria di Castello: particolare dell'interno.
9. Genova, Santa Maria di Castello: portale (architrave).
10. Genova, San Lorenzo: portale di San Giovanni (architrave).
11. Genova, San Lorenzo: portale di San Gottardo (architrave).
[Copyright foto d'epoca: Museo di Sant'Agostino. In questa sede elaborazione di GP]
_________________
- Blog a cura di Giovanni Pititto
Nessun commento:
Posta un commento