mercoledì 27 luglio 2011

Pegli. Zanobia Del Carretto Doria. Biografia.


Pegli. Villa Centurione-Doria.
Giovanni Andrea Doria - Zenobia Del Carretto Doria.
Foto di Giovanni Pititto




01. A Zanobia Del Carretto Doria (n. 1541 - m. 18 dicembre 1590).
L'incisione di fine del XVI, raffigurante Giovanni Andrea Doria è: Anonimo, Ritratto del principe Giovanni Andrea Doria. Cartiglio: IOAN. ANDREAS DORIA DNUS MALFITANUS A CONS. SACR. S. CATHOLICHAE REG. M. ET CLASSIS IPSIUS IMPERATOR SUMMUS. // - Iscrizione: Est hic IOANNES ANDREAS AURIA patri Neptuno similis, munere, mente, manu. - Roma, Palazzo Doria-Pamphilj. - Foto Arti Doria (si desume da: Vilma Borghesi (a cura di), Vita del principe Andrea Doria, scritta da lui medesimo, Genova, 1997, Barboni editore - Compagnia dei Librai, /ultima Tav. ). -

Il volto femminile in medaglione è particolare del fregio agli affreschi del Salone di Villa Doria. Salvo inconfutabili aspetti stilistico-cronologici non ne smentiscano l'assunto, così come orientandosi per altro e diverso personaggio femminile (la madre, non la moglie del principe Giovanni Andrea) inerentemente la pala d'altare della chiesa genuense di S. Benedetto al Porto, il Curatore di Losfeld è dell'opininione potersi ipoteticamente trattare - questo medaglione della Villa Doria in Pegli - di una raffigurazione idealizzata - ex post - di Zanobia del Carretto Doria, amatissima moglie del principe Giovanni Andrea Doria.

Oppure... il Salone di Villa Doria in Pegli racchiude un altro e ben fitto ed ancora di più suggestivo mistero?

Il volto femminile in medaglione è particolare del fregio agli affreschi del Salone di Villa Centurione-Doria in Pegli. Si è nel dubbio se si possa ipoteticamente trattare di una raffigurazione idealizzata - ex post - di Zanobia del Carretto Doria, amatissima moglie del principe Giovanni Andrea Doria. Oppure, sempre idealizzazione, di un'altra donna che - sembrerebbe - abbia avuto un ruolo molto importante nella vita di questo principe: Katharina (o Katherine) von Braunschweig-Calenberg? - Katherine di cui da varie fonti se ne registrerebbe un matrimonio segreto con il principe. Già nel primo ipotetico caso una qualunque interpretazione apporterebbe il doversi conseguentemente orientare per altro e diverso personaggio femminile inerentemente quella pala d'altare della chiesa genuense di S. Benedetto al Porto: ove, ossia, non della moglie del principe Giovanni Andrea: Zenobia del Carretto Doria, morta il 18. 12. 1590, se ne dovrebbe dire, bensì della madre del principe: Ginetta Centurione (n. Genova c. 1520 - m. ivi, 18.08.1593; sposata con Giannettino Doria nel 1515). A tanto apporterebbe l'aspetto morfologico-fisiognomico della matrona effigiata unitamente al principe anzidetto alla destra del registro inferiore nella pala d'altare della chiesa di S. Benedetto: apparirebbe molto più anziana del probabile aspetto di Zenobia prima della infermità e morte. I lavori per detta chiesa rimontano poi al 1593; in tale anno muore Ginetta Doria; medesima data viene riportata nelle epigrafi affisse sotto il pronao della chiesa: l'una declamatoria dei titula del principe fondatore: Giovanni Andrea, l'altra (a dx) attestativa di avere questi adempiuto alle volontà di Zenobia. Ma tali volontà ne erano sulla scelta dei Trinitari. Il frale di Zenobia non è in detta chiesa, è altrove; venne ricongiunto a quello dell'amato consorte nel 1606, anno di morte del principe stesso.
Ma sta di fatto anche che il "mistero" inerente Katherine s'infittisce ove si riscontri, come pur se ne deve in varie fonti riscontrare, che se è noto che il principe Giovanni Andrea (I) decede nel suo palazzo il 2 di febbraio dell'anno di grazia 1606..., ebbene...misteriosamente ne abbiamo che anche tale Katherine risulta deceduta anch'essa nello stesso giorno, mese, anno. / Segue /
L'incisione di fine del XVI, raffigurante Giovanni Andrea Doria è di Anonimo: Ritratto del principe Giovanni Andrea Doria. Cartiglio: IOAN. ANDREAS DORIA DNUS MALFITANUS A CONS. SACR. S. CATHOLICHAE REG. M. ET CLASSIS IPSIUS IMPERATOR SUMMUS. // - Iscrizione: Est hic IOANNES ANDREAS AURIA patri Neptuno similis, munere, mente, manu. - Roma, Palazzo Doria-Pamphilj. - Foto Arti Doria (si desume da: Vilma Borghesi (a cura di), Vita del principe Andrea Doria, scritta da lui medesimo, Genova, 1997, Barboni editore - Compagnia dei Librai, /ultima Tav. ).







Per le immagini degli interni della Villa Doria in Pegli: Courtesy Istituzione Musei del Mare e della Navigazione - Museo Navale di Pegli - Genova. Si ringrazia la Direzione di: Mu.MA - Istituzione Musei del Mare e della Navigazione - Comune di Genova. In particolar modo la Curatrice del Museo Navale di Pegli. (Autorizzazione 19 luglio 2011).





 




Renato Zero, I migliori anni della nostra Vita,
nella meravigliosa interpretazione di Mina





02. Genova - Pegli, Piazza Bonavino: Villa Centurione - Doria. Veduta frontale corpo centrale.





03. Genova - Pegli, Piazza Bonavino: Villa Centurione - Doria. Nicolosio Granello, Giasone e gli Argonauti (part.) -  Salone, riquadro centrale.




 
04. Genova - Pegli, Piazza Bonavino: Villa Centurione - Doria. Affreschi Salone centrale. Lunette e Fregio. 



  

05. Alla Dama Occhi Lago di Nuvole di Villa Centurione-Doria in Pegli. 
Si è ipotizzato - ved. sopra - che il volto femminile in medaglione possa essere una raffigurazione idealizzata - ex post - di Zanobia del Carretto Doria, moglie del principe Giovanni Andrea Doria. Tanto ove dal 1591, anno di edificazione della Cappella Doria - in Pegli - e comunque non posteriore al 1592: momento di collocazione dell'epigrafe commemorativa di Zenobia posta sul portone della stessa. Illogico ne sarebbe stato nel periodo dal 1584 (anno in cui il principe formalizza l'acquisto della Villa Centurione in Pegli, poi Villa Centurione-Doria), al 1590: morte di Zenobia. Ove il medaglione attenga invece all'impianto pittorico-decorativo antecedente al 1584, è ipotizzabile potesse essere un Lacerto di Memoria del proprietario Adam Centurione?




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APPARATI.

1. GENEALOGIE E BIOGRAFIE DORIA

Giovanni Andrea Doria sposa, nel 1558, Zenobia DEL CARRETTO (anche nelle forme: Zanobia; Zanobbia):


DORIA, Giovanni Andrea (Gian Andrea)
Dizionario Biografico degli Italiani
di R. Savelli (stralcio)

- Nacque a Genova agli inizi del 1540, da Giannettino e da Ginetta Centurione, figlia di Adamo, il famoso uomo d'affari e banchiere. Per la data di nascita ci si è rifatti alla tradizione e a quanto afferma in apertura della sua autobiografia, anche se in altri passi della stessa sembra anticiparla al 1539.

I destini del personaggio sono tutti racchiusi nell'origine familiare e negli avvenìmenti che segnarono i primi anni della sua vita. (...)


Il vecchio Andrea Doria si prese cura del giovane D. e lo allevò destinandolo alla sua successione (...) Le preoccupazioni di Andrea non si limitarono però solo a formare un comandante di galere, un ammiraglio per la Spagna (incarico che il D. raggiunse solo molti anni dopo la morte dell'avo); Andrea curò che nella persona del D. si ricostituisse anche un'unità patrimoniale e di potere, quale egli era riuscito a costruire dopo la grande alleanza con Carlo V.

Esemplare quindi la "programmazione" matrimoniale: già nel 1550 furono definiti i termini del contratto matrimoniale con Zenobia, figlia di Marc'Antonio Doria Dei Carretto (figlio di Peretta De Mari [Usodiniare], sposata in seconde nozze da Andrea); uno dei caposaldi di questo contratto era che il principato di Melfi (trasferito da Andrea a Marc'Antonio) sarebbe passato per successione a Zenobia, in modo da ritornare nella famiglia di origine alla sua morte.

Non fu questo però solo un matrimonio "dinastico" e di interessi; l'essere cresciuti per anni da giovani nella stessa casa fece si che si formasse una salda e duratura unione: nella sua autobiografia il D. non solo scriverà "dell'inclinatione grande che hebbi sempre di maritarmi con D. Zenobia", ma ricorderà anche "l'esser stato dall'undici anni in sino alli quattordici sempre molti giorni, settimane e mesi in una casa come persone che havevano da essere marito e moglie".

Nelle disposizioni che diede per il suo funerale nel 1604 ordinò che nella mano sinistra fosse posta una ciocca dei capelli di Zenobia (che era già morta nel dicembre del 1590). (...)



Zenobia. I, o II?

Comunque questi primi anni di apprendistato non furono tutti negativi, poiché il D. seppe rendersi utile sia nella guerra di Corsica, sia in quella di Siena, sia ancora in quella che gli Spagnoli condussero da Napoli contro Paolo IV sotto il comando del duca d'Alba. Con le sue galere il D. contribuiva fattivamente al trasporto dei tercios sui diversi fronti del conflitto che vedeva protagonista la Spagna. È vero comunque che al servizio regolare il D. faceva talvolta succedere periodi in cui "atterideva a giochi e a piaceri", o in cui andava "in corso", per rimpinguare le casse di famiglia, allora, a suo giudizio, del tutto dissestate dalla munifica politica di Andrea e dai ritardati pagamenti spagnoli: in una "istruzione" del 1568 scriveva che negli ultimi anni di vita di Andrea "incominciò la casa nostra a declinare, et poco manco che non andasse a fondo".

Nelle pagine dell'autobiografia questo problema ricorre con frequenza quasi assillante, anche perché a fronte del grande Andrea stava il suocero Marc'Antonio Doria Del Carretto ("suspettoso, parco e desideroso di quiete") che con Andrea mostrava avere poco in comune. Il D., invece, desiderava "acquistare honore et robba". Avendo presente questa dichiarazione quasi "programmatica" si può forse capire il personaggio, che ha suscitato sempre giudizi non molto elogiativi, e spesso del tutto critici.

I contrasti all'interno della famiglia giunsero a un punto tale che si profilò una rottura tra Andrea e
Marcantonio, tanto da spingere Andrea a cercare di togliere lo Stato di Melfi al Del Carretto, per investirne il D.; questi però riuscì (grazie anche ad un viaggio nella primavera del 1558 a Bruxelles, dove allora era la corte imperiale) a riappacificare i due e a celebrare finalmente il matrimonio con Zenobia ("senza nessuna sorte di festa"). (...)

Il profondo affetto per il D. emerge con chiarezza dal testamento che Andrea redasse proprio quando questi si trovava a Bruxelles: a lui sarebbero andate le galere, il ducato di Tursi, la carica di protonotario del Regno di Napoli, mentre al fratello del D., Pagano, destinava i feudi appenninici e quello di Loano, una volta appartenenti ai Fieschi. (...)

Nel contempo il D. prese ad occuparsi anche della sistemazione della villa di Fassolo, iniziando una serie di lavori di ampliamento dell'ala verso la città; Fassolo costituì sempre per lui qualcosa di essenziale e di centrale, sia come simbolo del potere e del prestigio raggiunti, sia come elemento rappresentativo della continuità familiare (e dell'adesione, quindi, al progetto di Andrea). Fino alla sua morte non smise mai di ampliarla, acquisendo, via via, proprietà confinanti, trasformando il giardino (che era considerato uno dei più interessanti nell'Italia del tempo), introducendo elementi nuovi nell'architettura della villa, così come nel sistema della decorazione.
Valutando l'insieme degli interventi, G. Gorse ha parlato di "change towards a more cosmological-imperial interpretation", ma ha sottolineato come nel complesso il D. abbia svolto un ruolo di conservatore dell'impianto originario progettato da Andrea, quando ormai il gusto del tempo evolveva verso altri moduli stilistici.
Il D. passò l'estate-autunno nel Regno di Napoli con le quattordici galere che gli erano rimaste (mentre a capo della squadra per quell'anno si trovava il suocero Marcantonio Del Carretto), impegnato anche in qualche scorreria per cercare di ripianare i propri debiti. (...)
Nel 1569 nacque la figlia Vittoria, la prima (a differenza di precedenti figli maschi) a sopravvivere oltre la più tenera età, e nel 1570 nacque Andrea, anch'egli destinato a vivere e a succedere al D. come primogenito. (...)
Nel 1573 nacque il figlio Giannettino (destinato alla carriera ecclesiastica, dopo gli studi all'università di Salamanca) (...)
Il 1574 si presentò come un anno difficile, nonostante fosse allietato dalla nascita della figlia Artemisia, che sarà poi la sua figlia prediletta (nel 1576 nascerà l'ultimo figlio, Carlo) (...)
Fece eseguire diversi lavori di ristrutturazione e di decorazione alla villa di Fassolo: si ampliò l'ala occidentale, si iniziarono a costruire le logge laterali (lavori che farà poi eseguire anche nella villa Centurione di Pegli e nel palazzo Grimaldi di strada Nuova, acquistata l'una nel 1584, e l'altro nel 1596; l'acquisizione di questo palazzo, destinato al figlio Carlo, rappresenta molto bene il permanere di un interesse per gli investimenti immobiliari di grande prestigio). Commissionò a Lazzaro Calvi cicli di affreschi, e allo stesso (insieme a Luca Cambiaso) / NOTA: CAMBIASO / darà l'incarico negli anni successivi di preparare cartoni per arazzi, che risultano essere una delle forme d'arte da lui preferite: dai "libri d'azenda" così come dagli inventari post mortem risulta evidente come di non grande importanza fosse la quadreria, mentre risaltavano per il loro valore sia le collezioni di arazzi sia quella di oggetti d'oro e d'argento. (...)
Giovanni Andrea Doria, principe.
Tra gli anni Ottanta e Novanta il D. condusse un'accorta politica matrimoniale per figli e figlie: Vittoria sposò Ferrante Gonzaga, ad Andrea andrà Giovanna Colonna, Artemisia si unirà con Carlo Borgia di Gandia e solo Carlo sposerà una genovese, Placidia Spinola.

Nonostante il chiaro impianto politico di questi matrimoni, il D. si manifesta nelle lettere (come poi nei testamenti) un padre molto affettuoso e attento, preoccupato di tutto ciò che succedeva nelle famiglie, in specie delle figlie.

Con gli anni Novanta iniziarono a palesarsi nel D. i primi segni di invecchiamento, legati anche alla salute malferma; tanto che fu lui stesso a chiedere nel 1594 di essere sostituito al comando delle galere, ma per il momento non se ne parlò più oltre; anzi, proprio in quell'anno il D. aggiunse una nuova e ambita qualifica al suo cursus honorum. essendo stato nominato membro dei Consiglio di Stato.Si può dire che a questo punto il D. aveva raggiunto l'ambito obbiettivo di avere "honore et robba".


Ascoltato membro del Consiglio di Stato, generale del Mare, insignito di onorificenze e titoli (ma non ebbe il Toson d'oro, che andò invece al figlio Andrea), aveva saputo mantenere, prima, e mettere assieme, poi, un ingente patrimonio.
Il suo patrimonio immobiliare era estesissimo: andava dallo Stato di Melfi (di cui era entrato nel pieno possesso alla morte di Zenobia, avvenuta il 18 dic. 1590) ai numerosi feudi appenninici, a Loano; in città e dintorni non sembra avesse una proprietà immobiliare diffusa, ma questa era concentrata attorno alla villa di Fassolo (dove a partire dagli anni '90 lavorarono Marcello Sparzio e il Brandimarte), il palazzo di strada Nuova, la villa di Pegli, oltre alle due case avite di "piazza Doria"; nel 1593 i soli "mobili di casa" erano valutati a più di 500.000 lire (più del doppio in valore, per fare un paragone, del feudo di Tursi, o del palazzo di strada Nuova). (...)

La vita del D. lentamente si chiudeva, anche se occupava sempre la scena politica: nel 1602 ereditò il marchesato di Finale, ma essendo già occupato dagli Spagnoli, non poté venime in possesso (e sarà quindi solo rimborsato); nel 1604 si occupò ancora per conto degli Spagnoli dei disordini scoppiati a Monaco dopo l'uccisione di Ercole Grimaldi; /NOTA: GRIMALDI/  ma le sue giornate passavano prevalentemente tra Fassolo e la bella villa di Loano.
Nel gennaio del 1606 le condizioni di salute si aggravarono; dettava incessantemente codicilli e codicilli, ricordando e raccomandando i suoi segretari e collaboratori ai figli, disponendo lasciti (per la figlia Vittoria, che non doveva avere avuto un matrimonio felice; 1.000 scudi per Artemisia per le spese che avrebbe affrontato per il lutto).
Morì a Genova nella notte del 2 febbr. 1606.
Al primogenito Andrea andava il fedecommesso (comprensivo, tra l'altro, di Melfi, Fassolo, i feudi appenninici), a Carlo il palazzo di strada Nuova, il ducato di Tursi, le due galere; a Giannettino, ormai cardinale, diverse rendite. Il patrimonio complessivo viene valutato in 1.620.000 scudi d'oro.
(Da:





Progetto LOSFELD:
Nello sfondo, sulla sponda di un Mare Nero, riconosco me
stesso, una figurina minuscola che pare disegnata col gesso. Questo è il mio posto d'avanguardia, sull'Estremo Limite del Nulla: sull'orlo di quell'Abisso combatto la mia battaglia. (Ernst Jünger)
Ad una Naumachìa di barchette dorate affidiamo Ricordi.







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blog  a cura di Giovanni Pititto 





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